PADOVA
Libretto universitario doppio per transgender
Padova, città «laboratorio» dei diritti civili. Il Senato accademico ha deciso di adottare il doppio libretto universitario per gli studenti transgender. Una scelta tutt’altro che scontata, visto che a marzo lo stesso prowedimento era stato stoppato. Decisivo il parere legale, insieme all’analoga procedura adottata da Torino. All’Università di Torino
il doppro libretto esiste da dieci anni, è stato poi introdotto al Politecnico di Torino e all’Università di Bologna.
Così nell’Ateneo di Galileo chi cambia identità sessuale duranté il corso di laurea potrà contare su un doppio binario amministrativo e, soprattutto, su un libretto che rispecchia la nuova immagine anche se non coincide più con quella dell’immatricolazione. «La soluzione adottata dal senato accademico rappresenta un primo, importante passo in avanti. Certo, si tratta di una soluzione migliorabile. Tuttavia siamo soddisfatti che l’Università abbia sancito ufficialmente un impegno concreto per la tutela delle persone transessuali e che siano state superate le perplessità iniziali in favore di un percorso che possa rendere l’Ateneo più accogliente e inclusivo» commenta Luca Mistrello, portavoce dell’associazione Anteros. Doppio libretto, dunque, con una carriera «alias» che comporta un doppio badge. Il cambio di identità sessuale viene gestito anche attraverso un addetto del personale di segreteria che si occuperà di trasferire tutte le informazioni tra la carriera «alias» e quella legale. Il Senato accademico ha infine disposto che sia un tutor ad affiancare lo studente che cambia identità sessuale in modo da appianare eventuali difficoltà.
Padova non è nuova a questo genere di riconoscimento dei diritti. Nel 2006, il consiglio comunale aveva approvato e adottato il registro delle unioni civili: riconoscimento anagrafico delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali.
E con l’ex assessore Alessandro Zan approdato a Montecitorio si rilancia la campagna «Una volta per tutti» con la proposta di legge per istituire le unioni civili promossa dal Pride Village.
Dall’autunno scorso, invece, la Clinica ostetrica dell’ospedale ha adottato il «braccialetto del partner» di fronte al neonato con… due mamme. E proprio nella cittadella sanitaria, a due passi dalle guglie della basilica di sant’Antonio, le procedure sono sempre più attente al rispetto dell’identità sessuale dei pazienti e dei loro familiari.
Ernesto Milanesi