Il giorno delle memorie

La sera del 27 gennaio, in una sala piena, ci siamo confrontati con le storie e le condizioni attuali delle varie vittime dell’olocausto, erano presenti rappresentanti delle comunità dei disabili, degli ebrei, di rom e sinti, di omosessuali e lesbiche. Ringraziamo A Braccia Aperte e tutti coloro che sono intervenuti.

Ecco il nostro intervento:

Le nostre comunità – lesbica, gay, bisessuale e transessuale – vengono da una lunga storia di persecuzione e anche oggi mentre siamo qui – riunite e riuniti nella memoria del passato – dobbiamo ricordare che nel mondo l’omosessualità è ancora reato in 91 paesi e in sette di questi è prevista la pena di morte.

Per quanto molto si sia fatto in questi settanta anni in tutto il mondo occidentale per dare a noi persone omosessuali e trans la piena cittadinanza, molte sono le difficoltà che dobbiamo affrontare.
Difficoltà sociali nella scuola, nella famiglia, sul luogo di lavoro, nelle comunità religiose e nei rapporti con le istituzioni.

Ad oggi in Italia l’orientamento sessuale e l’identità di genere NON sono comprese nella legge Mancino a fianco delle differenze etniche e religiose come categorie passibili di discriminazione, e gli insulti a sfondo sessuale sono purtroppo comuni a ogni livello della società fino ai più alti livelli, mentre le violenze fisiche ai danni della nostra comunità vengono rubricate nella cronache nera e non con gli episodi di razzismo e di intolleranza religiosa.

Alle violenze fisiche e verbali si somma la continua negazione della nostra affettività.
Le nostre famiglie non vengono nemmeno considerate di serie B: al momento in Italia sono totalmente invisibili e ogni nostro tentativo di vederle riconosciute è visto inspiegabilmente come un attacco contro il restante 97% della popolazione, quasi che i diritti alle minoranze potesse togliere qualcosa alla maggioranza
E così i nostri figli sono costretti a vivere in una famiglia a metà, visto che è riconosciuta legalmente solo la maternità o la paternità del genitore biologico.
Le persone omosessuali – che spesso sono rifiutate dalle famiglie di origine – si trovano così a non poter neppure costruire delle famiglie proprie, a vivere come “coinquilini”, ad affidarsi al buon cuore del personale sanitario per vedere il proprio partner malato, a non poter accedere alle case popolari, agli sgravi fiscali e all’eredità del congiunto; necessità tanto più sentite quanto più è fragile la situazione economica di gay e lesbiche.

La creazione di false divisioni dentro uno Stato fu utile al nazifascismo per prendere il potere, mettendo gli uni contro gli altri, o additando a presunte mostruosità. Questo è stato utile per limitare la libertà di tutti i cittadini.
Far credere che ci sia una contrapposizione tra persone eterosessuali e persone omosessuali, lesbiche, transessuali, ripercorre lo stesso solco. Ricordiamo che riconoscere diritti alle minoranze non toglie nulla alla maggioranza.

Le istituzioni politiche non si limitano alla sordità.
In alcuni casi esse agiscono attivamente contro di noi, ripescando dal passato più nero teorie di conversione “riparazione”, che puntano a cambiare l’orientamento sessuale sfociando spesso in violenza psicologica, prendendosi gioco non solo dei nostri sentimenti ma anche delle nostre intelligenze, finanziando e affiancando i nostri simboli istituzionali a convegni che predicano idee inumane e antiscientifiche.

In Italia oggi assistiamo anche alla costante diffamazione dei nostri progetti educativi contro il bullismo e per la prevenzione del suicidio adolescenziale – vi è un rischio doppio per i giovani omosessuali – . I nostri incontri nelle scuole vengono chiamati – senza cognizione – “ideologia del gender” e apertamente osteggiati, senza che mai qualcuno sia entrato nel merito dei nostri contenuti, e quando invece si tenta il confronto ci scoppia in faccia la rabbia di chi non fa mistero della propria lugubre nostalgia fascista.

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