Abbiamo eseguito una ricerca sulle più importanti review (analisi di studi eseguiti) sull’omogenitorialità, per confrontare i metodi e la correttezza di quelle “a favore” e di quelle “contro”.
“Too High a Price” (2006)
Un’ottima review con molti dei maggiori studi.
Dice anche come rispondere alle critiche – irrazionali e razionali – più frequenti.
Utile la parte sull’attendibilità delle ricerche, spesso messa in dubbio dai detrattori dell’omogenitoralità più furbi (pag 89-90).
Di seguito la critiche dei detrattori, che vengono smontate:
– campione statistico troppo piccolo (30, 100); in realtà in psicologia spesso si usano campioni piccoli, specie se serve approfondire molto l’analisi.
– dati troppo “interpretabili”: certo, non stiamo studiando Fisica, ma gli studi in questione usano gli stessi strumenti (test, valutazioni, interviste) usati da tutte le ricerche psicologiche: se questi non sono validi, allora l’intero corpo della ricerca applicata alla Psicologia non è valido.
– mancanza di gruppi di controllo; in queste ricerche non ci sono famiglie etero con cui fare un confronto, quindi non sono ricerche valide (il principio è quello del confronto, in Farmacologia, tra la somministrazione di un farmaco, e la somministrazone di acqua&zucchero, a due gruppi di pazienti, per escludere l’effetto placebo); ma in questo campo, può essere sufficiente confrontare dati quali la performance a scuola con le medie della popolazione generale; e comunque, le ricerche che studiano variabili molto specifiche e complesse hanno, in realtà, gruppi etero di controllo interni (tutte le ricerche di questa review hanno veri e propri gruppi di controllo eterogenitoriali).
– mancano studi longitudinali, non ci sono dati a lungo termine; in realtà tre delle ricerche qui presenti hanno fatto un follow up a diversi anni di distanza (cioè studiano di nuovo gli stessi soggetti). Esiste uno studio più ampio, ovvero “National Longitudinal Lesbian Family Study” (Gartrell, N., 1996; 1999; 2000; 2005; 2006), però non compare in “Too High a Price” (ma compare nell’ultima review che ho inserito)
– vengono studiati e intervistati solo i genitori, che infiorano apposta le risposte; non vengono intervistati i bambini o gli insegnanti; in realtà qui compaiono molti studi che hanno intervistato gentori, figli, e insegnanti.
– non ci sono dati sugli adolescenti, quando è a quell’età che alcuni problemi specifici emergono maggiormente (abuso di droghe, comportamenti sessuali irresponsabili..); ma invece qui (e altrove di recente) compaiono anche studi sugli adolescenti.
Punto debole di “Too High a Price”: mancano ovviamente gli studi più recenti, che comprendono anche coppie gay (non solo lesbiche).
“Same-Sex Parenting and Children’s Outcomes: A Closer Examination of the American Psychological Association’s Brief on Lesbian and Gay Parenting” (2005) di Loren Marks
Una review “contro”
Fa le pulci – statisticamente parlando – alle ricerche sull’omogenitorialità, tale da far quasi venire dei dubbi. Allora ho fatto un controllo partendo dall’altra review (“Too High a Price”). E ho visto che è stato fatto un minuzioso lavoro per smontare le ricerche “pro-omogenitorialità” nei seguenti modi:
- saltare a piè pari le ricerche “pro” più solide per campionamento dei soggetti ed attenzione ai vizi statistici
- Raymond Chan, uno dei più rigorosi nella scelta e suddivisione dei gruppi da studiare, non compare.
- Golombok 2003 (la ricerca più rigorosa della Golombok) non compare.
- riportare in maniera volutamente errata i dati delle ricerche “pro”:
- La Marks lamenta che alcuni studi contrapporrebbero coppie omogentorali a genitori etero single (con ovvi vizi statistici) e cita, come esempio di questo vizio, Bigner 1989, 1992: usa padri etero single, dice la Marks; tralascia di dire che anche i padri gay erano single.
- Lo stesso schema viene usato per Huggins 1989, Golombok 1983, Tasker & Golombok 1997 effettuate su madri single: single quelle eterosessuali ed anche quelle lesbiche, ma la Marks porta il lettore a pensare che la ricerca confronti “slealmente” coppie lesbiche con madri etero single.
Tutto questo per dire che a volte i metodi usati sono molto sottili, e contano anche sul fatto che davvero pochissime persone andranno davvero a controllare in modo approfondito, ma si fideranno invece dell’apparenza rigorosa del testo.
“Promoting the Well-Being of Children Whose Parents Are Gay or Lesbian”, APA – American Academy of Pediatrics 2013
Favorevole, l’APA fa qui un ampliamento dei suoi testi precedenti e raccomanda il matrimonio egualitario, l’adozione da parte del partner, l’adozione da parte di coppie senza relazione biologica col bambino, le adozioni ai single.
“Omogenitorialità, la ricerca empirica e lo stato dell’arte” 2013 di Elisa Manfredi, Alessandra Santona
Una presentazione pro-omogentorialità visivamente intuitiva, fatta da due ricercatrici di Milano Bicocca, che ho trovato in rete.
Vi compare la ricerca longitudinale “National Longitudinal Lesbian Family Study” o “nllfs” (Gartrell, N., 1996; 1999; 2000; 2005; 2006; 2008; 2013; 2013). Gli stessi soggetti sono stati intervistati negli anni, e questo fornisce dati sugli effetti dell’omogenitorialità a lungo termine. Vi compaiono anche degli adolescenti. E’ uno studio che è composto da diverse pubblicazioni (reperibili qui: https://www.nllfs.org/publications/ )
Punto debole (o meglio, “attaccabile”) della ricerca “nllfs”: non ha gruppi di controllo interni alla ricerca (usa dei dati statisticamente comparabili, raccolti da altre ricerche demografiche, su soggetti figli di genitori eterosessuali).
Vengono fatti confronti tra le due “fazioni” “pro” e “contro” in modo puntuale.
Compaiono, e vengono smontate, le principali ricerche prodotte dal fronte del no
(Regnerus 2012, Cameron 2006, Wardle 2004, 2008)
Su Regnerus aggiungerei che le critiche sul campionamento sono: ha intervistato “figli di omosessuali”, ma senza preoccuparsi di distinguere tra coppie, single, separati…le critiche hanno fatto sì che lui dovesse rispondere sul come avesse appurato l’omosessualità dei genitori degli intervistati, e lui ha risposto che gli è bastato che l’intervistato riportasse anche una sola relazione omosessuale di un genitore, includendo quindi nel campione genitori con relazioni non stabili, genitori non risolti sul proprio orientamento sessuale, genitori separati, ecc.
Mancano purtroppo le ricerche di Farr & Patterson 2010, 2013 (vedi sotto)
Ci sono molte ricerche sulle coppie lesbiche, ma poche sulle coppie omogenitoriali gay.
MA comprendono coppie gay:
* “Parenting and child development in adoptive families: Does parental sexual orientation matter?” Farr & Patterson 2010 (studio molto rigoroso, anche riguardo all’influenza di razza e censo; ha reclutato anche gruppi di controllo; coinvolge anche gli insegnanti dei bambini).
* “Coparenting Among Lesbian, Gay, and Heterosexual Couples: Associations With Adopted Children’s Outcomes”, Farr & Patterson 2013 (studio rigoroso come il precedente, ma più focalizzato su bambini adottati).
* “Parent-reported measures of child health and wellbeing in same-sex parent families: a cross-sectional survey” Crouch 2014 (studio australiano meno rigoroso, campione ampio, ma sono stati intervistati solo i genitori, non i figli o gli insegnanti; come per Gartrell, non c’è un gruppo di controllo interno, ma vengono usati dati demografici esterni)
– le coppie omogenitoriali studiate sono state tendenzialmente bianche, con una condizione socio-economica quanto meno media, e quindi superiore a quella della popolazione generale; questo è in parte vero. Solo gli studi più recenti (ad esempio Wainright 2004, Farr & Patterson 2010, 2013) hanno cercato l’inclusione di diverse etnie e classi sociali, con opportuni gruppi di controllo eterogenitoriali analogamente selezionati. E’ anche vero che, per fortuna, anche la maggior parte degli studi più vecchi avevano un gruppo di controllo eterogenitoriale selezionato per essere nella medesima classe socio-economica (media) di quello omogenitoriale.